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Thread: Italian ballbusting mistress

  1. #76
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    Oct 2007
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    salve a tutti ragazzi,
    mi dispiace ma la maggior parte delle donne di questi tipi di forum sono uomini e quindi niente da fare, semmai, se qualcuno riuscisse a capire come si entra nel forum di bdsmhaifa saremmo tutti più felici e contenti poiche c'è una quantità di video ballbusting da far paura..insomma, fantastico
    il problema è che da un pò di tempo non riesco più ad entrare e siccome il sito è in lingua ebraica non cui si capisce una mazza.se qualcuno sa aiutarmi sarebbe bekllissimo e ripeto, regalo gradito a noi manti del ballbusting.
    PS:il giorno dopo una sessione di ballbusting è dura averne un altra, l'ultima volta che sono andato da una mistress ho sentito dolore per 3 giorni, però, che goduria.
    ciao a aspetto news

  2. #77
    Supreme Poster pelmar76's Avatar
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    Ciao a tutti.
    Se ho capito bene il forum bdsmaifa è stato abbandonato, o così almeno credo.
    i moderatori di quel forum ora scrivono in questo http://www.bdsmisrael.co.il/index.php
    Io mi sono trovato registrato senza sapere come, è per quello che penso si siano spostati.
    Purtroppo questo forum non è all'altezza del precedente. infatti la sezione ballbusting non esiste, ma i (pochi) video che vengono postati sono insieme al femdom generico.

  3. #78
    Big Supporter Selftailer's Avatar
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    May 2007
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    io ci provo

    Quote Originally Posted by silvia_lati View Post
    ma perchè non postiamo qualche bel racconto in italiano?
    Silvia, impossibile resistere al tuo invito. Ci provo, pur consapevole di essere troppo prolisso per le esigenze "immediate" dei lettori del forum. Ma per assaporare le cose intriganti è necessario essere pazienti e... buongustai. (piccoli bocconi... piccoli sorsi... un po' alla volta insomma).

    Invio quello che potrebbe essere semplicemente un "prologo", potrebbero seguire altri capitoli se il responso di chi mi legge sarà benevolo. Vi aspetto, grazie per la pazienza

    Federica e Giulio si erano conosciuti in una circostanza non propriamente propizia. L’azienda del padre di lei, un tempo florida e redditizia, stava attraversando una crisi di liquidità a dir poco drammatica e ciò che si profilava all’orizzonte erano nubi nere e minacciose; l’idea di aprire al più presto una procedura fallimentare rimaneva l’ipotesi più accreditata a meno che non fosse successo un miracolo. Ma a volte la vita è beffarda e riserva sorprese inattese e controverse. Giulio era l’amministratore delegato della più grossa azienda concorrente presente sul mercato; di ottima famiglia, educato, brillantemente laureato ed inserito da anni nell’azienda di famiglia ne curava gli affari con grande dedizione e competenza. Fu contattato da uno dei membri del collegio sindacale dell’azienda di Federica, che aveva conosciuto e frequentato a lungo dividendo con lui la passione per il golf. S’incontrarono a breve ed discussero in dettaglio della possibilità di una acquisizione che Giulio da tempo considerava come l’unico modo per far passare la propria azienda ad un livello più consono alle aspettative del mercato ed alla propria strategia di potenziamento. Fu fissato un primo incontro immediatamente dopo che il professionista ebbe illustrato alla famiglia di Federica la possibilità di uscire dalla situazione drammatica in cui versava l’attività senza perdere quanto acquisito in vent’anni di lavoro e di risparmio. L’incontro si rivelò per Giulio, al di la delle disquisizioni tecniche e finanziarie che riguardavano il progetto, un’autentica folgorazione. Federica entrò nella sala riunioni quasi al termine dell’incontro, quando oramai l’oggetto dei discorsi aveva preso una piega di circostanza che verteva più sugli aspetti umani ed emotivi della vicenda piuttosto che su quelli squisitamente finanziari.

    La vide entrare e fu come se il cuore gli si fermasse. Colse dapprima la sua personalità, come se questa avesse avuto un’aurea magnetica che ne precedeva il corpo, lunghi passi che suonavano perfino sulla moquette dell’ampia sala. Una falcata ampia, elastica e nel contempo flessuosa, di una sensualità aggressiva. Si alzò dalla poltrona quasi di scatto, come se una scossa elettrica gli avesse percorso i glutei e la base della schiena. Ebbe il coraggio di guardarla in viso e ciò che vide lo lasciò stupito. Federica non era quello che si può dire una bella donna, la bocca grande, il naso leggermente aquilino, gli occhi nerissimi, come i capelli di un nero lucido e tagliente come l’ossidiana, leggermente mossi, le cadevano sulle spalle in un susseguirsi si onde morbide. Lei lo squadrò rapidamente mentre gli si avvicinava, per prima gli tese la mano in un gesto solo apparentemente cortese. Giulio vide quasi una spada avanzare verso di lui, dita sottili, unghie lunghe, affusolate, laccate di nero, come il tailleur, le calze, i decoltè dal tacco alto. Uno schianto.

    Non sorrideva, lo squadrava dritto negl’occhi senza perdere la visione d’insieme. Si vedeva che era ricco ed aveva buon gusto nel vestire. Sobrio ma elegante, non conformista nella scelta dei tessuti, delle scarpe, dei dettagli. Nell’azienda Federica era il capo del personale, non avrebbe trovato un ruolo più adatto per la propria personalità. Centoquaranta dipendenti, una decina d’impiegati, tre dirigenti, pane per i suoi denti, bianchissimi, quasi luminosi in quella bocca dai tratti taglienti, sottili. Si accomodò sulla poltrona a fianco a quella di Giulio, egli percepì allora il suo profumo, muschio bianco, quasi una nota dolce fuori posto, in quel mare di sensualità aggressiva. Non pronunciò altre parole, rimase in silenzio guardando l’uomo senza tradire i pensieri, senza lasciar trapelare emozioni, una femmina con gli occhi di un falco, attraente e glaciale allo stesso tempo, e fatale, ma quanto fosse fatale, Giulio lo avrebbe scoperto dopo, quando oramai sarebbe stato troppo tardi.

    Finirono “a letto” per la prima volta prima che le procedure di acquisizione aziendale fossero concluse. Naturalmente lo aveva voluto lei, così ruvida nell’affrontare le scelte della vita, così diretta, micidiale. Lo aveva deciso in un’ottica più ampia, di largo respiro. Lo avrebbe assoggettato, ne avrebbe fatto il proprio schiavo, il proprio servo e il proprio marito e, con il tempo, un proprio dipendente. Sapeva come fare, dentro di se aveva quanto le serviva per ridurre quell’uomo ad uno straccio, per annientarne la personalità, per piegarne il carattere, per dilaniare la sua sessualità facendola diventare un soffice zerbino su cui posare i suoi piedini, affusolati e crudeli, così seducenti nelle loro appendici laccate di smalto nero, così spietati nel calpestare il corpo di un maschio. Per Giulio fu molto più di uno shock, fu uno scontro frontale con una sessualità soverchiante e crudele, sia emotivamente che psicologicamente. L’impatto con la fisicità sessualmente dominante di Federica fu invece una conferma. Fino a prima di conoscerla si era sempre limitato ad un sesso per così dire “standard” senza variazioni significative ma c’erano piccoli segnali che lo inducevano a sospettare di essere anche attratto da qualcosa di più torbido e decisamente meno convenzionale, il suo cuore andava in allarme ogni qual volta sentiva il ticchettio di un paio di scarpe alte risuonare in un corridoio, le immagini sadomaso tanto apprezzate dai creativi pubblicitari attiravano la sua attenzione oltre a quanto avrebbero dovuto, ed infine, quando si trovava in intimità con qualche amica quando la sua gonna cadeva a terra svelando il pube appena ricoperto dal sottile tessuto degli slip doveva trattenersi dall’inginocchiarsi innanzi a quella meraviglia e rendervi omaggio posandovi sopra le labbra, in un primo innocente saluto. Premesse del tutto congeniali ad accogliere senza troppo stupore il vento impetuoso rappresentato dall’aggressività dominante della sessualità di Federica.

    Il primo approccio fu il preludio. Lei rimaneva dura, apparentemente indifferente, una valutazione superficiale avrebbe detto fredda, ma il fuoco era sotto le braci appena coperte da un velo di cenere. Lo aveva stuzzicato fin da quando erano entrati nell’ascensore, si era fatta baciare il collo e le piccole orecchie, lui aveva indugiato nel baciarle teneramente la nuca, all’attaccatura dei capelli. Piccoli baci, sospiri, carezze fatte con le labbra. Lei era andata giù dura, subito. Aveva artigliato con le sue lunghe dita affusolate l’erezione del maschio attraverso il leggero tessuto dei calzoni. Aveva riso soddisfatta sentendosi riempire il palmo da un calore palpitante, da una carnale quanto appassionata espressione di desiderio. Lo aveva ghermito tenendolo stretto, segandolo piano, lentamente ma stringendo forte e spingendo a fondo fino a che pelle o tessuto o forse entrambi, rendevano impossibile spingersi oltre.

    - Spogliati! – aveva detto con imperio, quasi con impazienza appena varcata la soglia del suo appartamento. Lei era rimasta immobile, a braccia conserte, nel suo abitino nero, terribilmente sexy con i capelli scompigliati, quelle calze velate, quei tacchi altissimi. Lo aveva visto mettersi a nudo, rivelando un corpo slanciato ed armonioso, nessuna donna non ne sarebbe rimasta compiaciuta. Un metro e novantatre centimetri di modi gentili, cortesi, educati a compiere gesti controllati; nudo dava l’impressione di un uomo forte, determinato, ma lei lo guardava come fosse una vittima, lo guardava con gli occhi spietati del carnefice.

    - Inginocchiati!- Giulio eseguì prontamente, quasi si fosse aspettato quell’ordine. Gli riuscì così facile, così naturale da rimanerne sbalordito, stupito dalla naturalezza di quell’obbedire ad un’ ordine così insolito, così esplicito. Gli si avvicinò lentamente, con quel suo passo flessuoso e sfrontato. Lui percepì nuovamente l’onda di muschio bianco, quell’essenza che pareva intossicarlo facendolo sentire come una mosca imbrigliata nella tela del ragno. Con una foga tale da esser scambiata per rabbia si era liberata degl’abiti rimanendo come una statua perfetta, coperta solo dal minuscolo perizoma, le autoreggenti e gli stiletti che portava ai piedi. Giulio temette che il suo cuore si fermasse. Era sempre stato attratto dalle donne un po’ vistose, molto, forse troppo femmine, ma ciò che aveva innanzi agli occhi era un vero e proprio concentrato di femminilità con due ingredienti aggiuntivi che la rendevano assolutamente irresistibile: crudele malizia e fredda determinazione. Qualsiasi cosa passasse per la testa di quella donna era stata ispirata, forgiata, modellata dalla sua straordinaria femminilità. Una femminilità tanto affascinante quanto crudele. Gli si avvicinò fin quasi a sfiorarlo.

    - Allarga le gambe! – Giulio eseguì, inebriato dal suo profumo e da ciò che i suoi occhi avevano a pochi centimetri. – Non voglio sentirti dire una sola parola, silenzio… capito ? Puoi fare un cenno con la testa, solo si, o no, non desidero altro. Mi hai capito ? – Un cenno d’assenso, il primo di una lunghissima serie, fece ondeggiare i capelli dorati di Giulio che per un attimo sembrò consapevole del proprio destino.

    - Ora ascolta bene Giulio, ciò che sto per dirti lo sentirai solo una volta, non intendo ripeterlo se non per ribadire le nostre reciproche posizioni ed aspettative. Voglio fare di te il mio schiavo, voglio che tu faccia del tuo amore un atto di devozione, voglio che tu rinunci ad ogni piacere e faccia del mio, il tuo unico obiettivo. Voglio che mi consideri la tua regina, senza limiti, senza remore, senza ripensamenti. Voglio che tu, mi risponda… subito!

    Giulio credeva d’essere vittima di allucinazioni, forse stava per sentirsi male, forse il profumo di Federica oltre ed essere inebriante era anche tossico, chissà. La testa gli girava un pochino ed aveva preso a sudare anche se era nudo come un verme e non faceva poi tutto quel caldo. Per un istante credette di svenire ma Federica aveva sporto il bacino in avanti, il perizoma gonfio di lanugine corvina si era fatto d’un tratto vicinissimo e lui, ne aveva percepito l’odore. Come un amo abilmente camuffato da un’esca particolarmente prelibata quell’odore era penetrato nel cervello di Giulio facendo cortocircuitare tutti i pensieri, i ragionamenti, la saggezza, la pacatezza, l’equilibrio… era tutto saltato quando i ferormoni di quella femmina spietata avevano pervaso il cervello dell’uomo, spazzando via ogni residua resistenza.

    I secondi, i minuti passavano senza che Giulio riuscisse a distogliere gli occhi da quel triangolino di stoffa leggerissima. Ondeggiava impercettibilmente, le ginocchia cominciavano a dolere. Poi accadde. L’immobilismo di Federica ebbe fine, la sua gamba destra si mosse lentamente in avanti, la coscia velata sfiorò il volto di Giulio, il luccicante chabot, appuntito come una lancia, cercò il sacchetto dei testicoli, vi si posò sopra, imprigionandoli contro il pavimento, tastandoli e intrappolandoli con la punta, giudandoli con leggere spinte al centro della suola, proprio sotto le dita.

    - Ti schiaccio – disse con un sussurro che rivelava il suo coinvolgimento.

    - Se non rispondi subito tolgo il piede, ti rivesti e te ne vai. Adesso! – Quell’imperiosa richiesta fu accompagnata da un aumento della pressione sullo scroto di Giulio. Sentì una sorda vampata di dolore mordergli il ventre, lo sfintere che cedeva, si dilatava. Chi era, cos’era, come si fosse trovato in quella situazione, mille domande assillavano la sua mente incapace di trovare un ordine, una precedenza. Per un attimo si sentì come un flipper andato in tilt per gli eccessivi scossoni. Il cervello non reagiva, ma… purtroppo, qualcos’altro del suo corpo aveva reagito, e lo aveva fatto in modo primitivo, istintuale, fornendo una risposta ineludibile, chiara quanto definitiva. Nonostante i testicoli martoriati, il suo cazzo era eretto, pulsante, sobbalzante. Era certamente l’erezione più frustrante ma anche più sincera, rivelatrice di ciò che si era negato essere per anni. In ginocchio, con i testicoli sotto il piede di una donna, quello, e non altro, era il suo posto.

    Mentre lacrime salate gli percorrevano le guance, Giulio assentì, scuotendo il capo in cenno di accettazione. Come nei cani che combattono ed il soccombente si distende a terra, aprendo le zampe posteriori, offrendo il ventre indifeso alle zanne del vincitore, Giulio divaricò ulteriormente le sue cosce, offrendosi alla sua dominatrice, senza riserve, senza remore, senza rimpianti. Quello, era il suo posto, l’unica certezza in un oceano di dubbi e di timore.


  4. #79
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    ciao a tutte

    volentieri, si potrebbe inventare una storia di ballbusting e poi realizzarla, o magari una pizza tutti insieme, o partire con un argomento e poi discuterne, io sempre qua disponibile a scrivere e anche a contare fino a 50
    ciao belle

  5. #80
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    Fiore di cactus (2)

    Nessun segno di gradimento, o l'opposto, da parte vostra ragazzacci. Ma come ha detto Richter, non bisogna aspettarselo, guisto!
    Allora "posto" il seguito, senza settere di aspettare un vostro commento, benevolo o stroncante possa essere:



    Fu così, da quel primo incontro ravvicinato, che Giulio comprese cosa avrebbe potuto riservargli il legame con Federica. Ne ebbe purtroppo la sola percezione, quasi un monito, un presentimento, poiché quello che effettivamente si sarebbe poi rivelato, superava di gran lunga le più pessimistiche previsioni. Quella donna così sensuale, così lucidamente crudele, così spietata lo attraeva irresistibilmente, magneticamente ma non si trattava solo di attrazione squisitamente fisica, sessuale. Egli sentiva chiaramente crescere dentro sé una sorta di dipendenza psicologica, una formidabile soggezione emozionale che gli faceva piegare le gambe e ritrovarsi in ginocchio non appena i suoi occhi percepivano le forme suadenti dell’inguine della donna.

    Federica aveva disegnato nella sua mente le tappe della sua azione di dominio. Alla fine di quel percorso Giulio sarebbe stato il suo schiavo, uno schiavo senza riserve residue, senza moti di ribellione, sarebbe stato un uomo (se così ancora avrebbe potuto definirlo) con l’ego completamente schiacciato, annichilito dalla sua dominante femminilità. Era un ragionamento, un progetto; lucido, senza pecche, senza concessioni, apparentemente perfetto. Ma per quanto fredda, razionale e distaccata, Federica volesse la sua mente nell’elaborazione di questo percorso verso la schiavitù di Giulio, percepiva una nota stonata, una pericolosa spina irritativa che penetrava la sua corazza di lucido acciaio, insinuandone il pungiglione pregno di chissà quale veleno, un veleno forse pericoloso anche per lei.

    Gli concesse solo un secondo incontro prima che fosse concordata la data del matrimonio. Al ristorante non fu sorridente ne cordiale, badò solo ad essere irresistibile, morbosamente attraente, pericolosamente silenziosa, un ragno nero al centro del perfetto disegno di fili d’argento. Un ragno paziente quanto spregiudicato, che sapeva osare, rischiare e mettersi in gioco, senza timori ne remore. Questa volta volle legarlo. Le piaceva l’idea anche se non l’aveva mai fatto; l’idea di averlo completamente inabile a qualsiasi movimento la stuzzicava. Le mani dietro la schiena, immobilizzate all’altezza dei gomiti e giù, fino ai polsi. Una fettuccia leggera, di seta blu notte, recuperata da una sua vestaglia, ma sufficiente a rendere immobili le braccia dell’uomo e da espandergli il torace facendogli gonfiare i pettorali appena coperti di bionda lanugine. Poi volle bendarlo. Voleva che i suoi sensi si espandessero privati di quello che per i maschi è il senso primario, la vista. Voleva andare nel profondo delle sue emozioni e per questo aveva bisogno di renderlo immobile, cieco ed eccitato. Non ci volle molto. Giulio teneva le cosce ben divaricate, era un segno della sua sottomissione, lo aveva appreso la prima volta che aveva visto il sesso di lei dischiudersi in un anelito di piacere; per lui era stato solo un momento di umiliazione e di dolore ma anche di inevitabile accettazione dei propri istinti, di riconoscimento delle sue impresentabili pulsioni. Sebbene la situazione fosse di per sé mortificante, rimaneva egli stesso stupito dalla propria ineludibile eccitazione, ritrovarsi con il sesso svettante, palpitante a dispetto della poco onorevole postura, legato, bendato, silenzioso, rimaneva terribilmente eccitato e ne provava vergogna ma anche un perverso, esclusivo senso di esaltazione.

    Federica era a suo modo intrigata da quella manifestazione così spudorata ed improbabile di autentico, insopprimibile desiderio. Perfino sorpresa, stupita dal fatto che una situazione così umiliante non fosse solamente mortificante ma potesse costituire addirittura uno stimolo ulteriore ad offrire la propria accondiscendente sessualità ad una regina così particolare, così inusuale. Voleva imbrigliargli il sesso. Voleva piegarlo alla sua volontà, incaprettarlo, controllarlo, ammansirlo. O forse, solo esasperarlo, portalo al limite, sull’orlo del piacere e della disperazione che nel caso di Giulio avevano un margine esattamente coincidente.


    - Fai pena! – disse mentendo a se stessa. – Adesso ti concio per le feste, tieni aperte le gambe! –

    Si avvicinò alle sue intimità facendo scorrere fra le lunghe dita affusolate la fettuccia sottile che aveva preso dallo stesso pacchetto che lui le aveva presentato per cena, come regalo e promessa di una notte di sensuali carezze. Non aveva mai fatto del bondage ai genitali di un maschio ma non ebbe esitazioni, non un dubbio; la seta sottile scorreva fluida fra le dita stringendo le carni dell’uomo. Veniva tutto facile, semplice, naturale. Voleva innanzitutto strozzargli quell’erezione prepotente, quasi impudica. Voleva che il sangue trovasse spazio per gonfiargli il cazzo già paonazzo ma non trovasse via per fuggirvi. Non solo, voleva che tutta la sua sessualità, i suoi genitali, la sua… anima, le venissero offerti, in una postura oscena ma nel contempo eccitante. Dopo aver dato volta alla base del pene fece correre la sottile fettuccia intorno al sacco dei testicoli, chiudendoli in un cappio come pesci in una rete che viene salpata. Poi fece correre la fettuccia trasversalmente, in una sorta di “X” che isolava un coglione dall’altro, e poi ancora intorno allo scroto a serrare le palle in una sorta di reggiseno estremamente sconfortevole. Fissò il tutto legandolo strettamente alla base del pene. In questo modo i testicoli venivano innaturalmente tirati in avanti, andando a posizionarsi all’immediata base del cazzo anziché sotto, lontani e nascosti come sono nella loro naturale postura. Gi effetti della legatura poi, li facevano apparire più gonfi e corposi, due prugne succose che tendevano la pelle dello scroto facendola divenire lucente e lisca, nonostante la rada peluria che la ricopriva. Li toccò, sfiorandoli con le lunghe dita. Ne ricevette un scossa che anche l’uomo parve provare. Toccargli quei coglioni strizzati, abilmente separati, divisi, sentirli pieni, sodi, indifesi ed offerti, strizzati, osceni, terribilmente lascivi in quella innaturale postura. E poi far scorrere le dita, sentire quel membro caldo sobbalzare a quel tocco impalpabile, impudico. Eppure lui continuava ad essere eretto, osceno ed affascinante allo stesso tempo. Un erezione impossibile quanto grottesca, esasperata e tenera, dolce e sconcia; senti uno spasmo d’eccitazione percorrerle la schiena, protruderle lo sfintere anale e montare, come un’onda, sul monte di Venere, portando un calore languido e piacevole, soffuso, morbidamente umido fra le coscie. Toccava le noci dell’uomo con una sensazione di potere infinito; quella dura consistenza fra le dita le dava una sensazione strana, mai provata prima. Pensò com’era stato facile e difficile allo stesso tempo arrivare a quella situazione, a quell’istante, a quella piacevolissima sensazione di dominio e di proprio, intimo languore. Non desiderava che godesse ma impugnare quel cazzo svettante fu un desiderio insopprimibile. Si, prendergli il cazzo fra le dita e masturbarlo in tutta la sua calda, sobbalzante consistenza era piacevole. Contemporaneamente stringergli i gingigli in una presa ferrea, ma anche a suo modo tenera, coinvolta, appassionata. Lo stava tenendo per i coglioni, per il cazzo, gli stava masturbando forsennatamente l’anima, era… piacevole, maledettamente piacevole e la piccola macchia che piano piano si espandeva sul serico tessuto delle sue mutandine ne era inequivocabile, incontrovertibile segno.

    Giulio provava il terrore del buio, bendato, cieco, muto come lo è un pesce od un uccello agonizzante, dignitosamente silenzioso, senza scelta, semplicemente per l’ineluttabilità di chi non ha possibilità d’esprimersi. Esasperato dalle sensazioni di movimento, di calore, di odore soprattutto, privato della possibilità di usare il tatto, le mani, gli avambracci immobilizzati, ma sopra tutto la vista, era cieco, non vedeva ma… percepiva, e la sua mente, autonoma, indisciplinata, disegnava ciò che i suoi occhi non potevano vedere. Poi quella fettuccia. Aveva allargato le cosce, gonfie di muscoli e di sangue per offrire soggezione, devozione, forse una strana forma di amore. Lei lo aveva legato, no, non si può dire così. Gli aveva legato sesso ed ammennicoli. Gli aveva fatto male, glieli aveva tirati in avanti insopportabilmente, così in avanti, così protrusi che gli era sembrato lei volesse strapparli. Si era improvvisamente ricordato di un viaggio negli States fatto anni prima. C’era andato con una amica di famiglia, una ragazza di New York un po’ schizzata, un po’ eccessiva ma indubbiamente avvenente, sexy. Avevano girato gli stati del Sud, la cotton belt, il Texas infine le spiagge dorate del golfo del Mexico. Il rodeo: perché questi cazzi di tori erano così ansiosi di “sgropparsi” di dosso l’affascinante, macho cow-boy? Selvaggia, naturale insopportazione, aveva pensato lui. – Il cappio doppio che gli circonda la pancia, e… gli strattona le palle…- aveva detto lei, ridendo, mentre protendeva le labbra tumide, appena odorose del Rhum dal quale non voleva separarsi e facendo esplodere la vista dei suoi seni, appena velati di sudore. Il ricordo, improvviso e cocente lo fece sentire simile al toro, legato, assoggettato, ma la differenza stava nella soggezione, che il toro non sopportava mentre lui pareva nutrirsene, un emozione devastante, perversa ma elitaria, sublime, della quale si sentiva un devoto officiante. Le dita di lei, che lo stuzzicavano, lo blandivano, ne succhiavano l’energia quasi come un edera parassita. Il suo sesso, la sua anima, i suoi genitali, offerti, protrusi, donati in un gesto… senza aspettative, senza reciprocità, un’offerta a una dea, senza aspettarsi nulla? No, ciò che riceveva gli piaceva, inutile nasconderlo, gli piaceva e lo eccitava e… lo avvinceva a quella fonte.

    A dispetto di entrambi, un’eccitazione sorda che saliva implacabile come la marea pervase senza rispetto sia la femmina che il maschio. Giulio percepì acuita la sua sensazione di costrizione, di controllo. Federica ebbe un riverbero acuto dal toccare impudicamente il sesso di quell’uomo legato, immobilizzato. Le piaceva enormemente averlo fra le dita. Indifeso, imprigionato, succube, un agnellino cui avrebbe potuto infliggere qualsiasi sofferenza avesse voluto. Si bagnò improvvisante, inaspettatamente. Il suo istinto la fece abbandonare la sua posizione accovacciata, distendendo le lunghe gambe, ergendosi improbabilmente sui quei tacchi alti che la rendevano così inaccessibile alla lingua vogliosa del maschio. Troppo lontano, irraggiungibile quell’odore muschiato di femmina, di eccitazione, di desiderio. Giulio distese la schiena, come avrebbe fatto una serpe, allungando la spina dorsale fino allo spasimo pur di raggiungere quel soffice muschio, quella fonte pregna di irresistibili ormoni da leccare, succhiare, respirare. Esserne ricettacolo.

    Qualcosa non stava andando per il verso giusto. C’era un inaspettato coinvolgimento, non necessariamente spiacevole, ma certamente non conveniente, non consono al piano. Lo calciò forte, forse troppo, in mezzo alle gambe. Il bel corpo di Giulio si raggomitolò in posizione fetale dopo un gemito strozzato. Troppo per lui, ma non solo. Federica aveva l’impressione di aver messo le dita nel vaso della marmellata, ne sentiva il dolce profumo, ne percepiva il gusto e … ne era spaventata. Il suo piano strategico non avrebbe subito variazioni ne intoppi ma era troppo realista per nascondersi dietro un dito… ciò che stava accadendo… le piaceva… molto, forse di più di ciò che avrebbe mai immaginato.

  6. #81
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    Credo che con 50 calci le palle te le mettono per orecchini, poi conta ad alta voce....

  7. #82
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    dunque, bimbi belli, ho letto tutto con sommo interesse e con fervore crescente e posso dirvi che mi piacete tutti da matti!...mi sono iscritta in questo forum per due ragioni principali: la prima è che il mio ragazzo (fittizioh) è iscritto gia da un pò, la seconda che pratichiamo regolarmente il bb ad ogni nostro incontro, che esso sia erotico o meno. Il bb per noi (per me soprattutto) è diventata una pratica ossessiva che mi permette di fare del mio uomo ciò che voglio.
    Pugni, ginocchiate, calci, strizzate,morsi,schiaffetti....ogni volta che posso
    ce ne inventiamo qualcuna....


    non credevo che ce ne fossero tanti come noi qui dentro..o almeno non immaigno una percentuale cosi alta d'italiani!...
    ora il fatto è questo: io voglio approfondire la conoscenza di quest'arte erotica il piu possibile e scambiare mess cn persone che parlano la mia stessa lingua è decisamente piu gratificante. Vorrei leggervi tutti costantemente sul mio indirizzo pvt e magari scmabiarci anche qualche altro contatto per sentirci piu spesso...

    ...organizzare sedute collettive di bb mi sembra utopico tanto quanto è eccitante!...ma io ci sono!....

    parlandone con fittizioh credo che riusciremo anche a 'rendere pubblica' qualche nostra performance...
    continuate pure a tenere aperto questo topic italiano.

    baci
    Magni!

    ps. io 50 calci nelle palle li darei solo per il gusto di sentire i testicoli modellarsi sotto la spinta violenta del mio piede!...:P....

  8. #83
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    Stasera alla festa di capodanno preannuncio che girerò un bel video bb che avrà come protagonisti me e magni-fyka e che non tarderò a postare sul forum!

    @magni-fyka: tesoro non farti venire strane idee! Io di calci credo di reggerne uno a malapena! Non sono come luca! Per gli incontri è ancora presto!

  9. #84
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    come promesso: buona visione e buon anno a tutti!

    http://www.egoshare.com/94661ec67da7...2_cropavi.html

  10. #85
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    nice video

  11. #86
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    ma perchè non riesco a scaricarlo o a vederlo?

  12. #87
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    Quote Originally Posted by ludo63 View Post
    ma perchè non riesco a scaricarlo o a vederlo?
    nemmeno io

  13. #88
    Junior Member magni-FYKA's Avatar
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    tranquilli. ho informato fittizioh dei vostri problemi di visualizzazione del video. risolverà appena possibile altrimenti lo castro!

    silvia mi fa piacere che ci sia anche tu...lui mi ha parlato di te.....

  14. #89
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    il video è interessante, ma il sonoro nn si capisce granchè,sembra giapponese sicuri di aver postato quello giusto?
    A me interesserebbe moltissimo un sonoro decente, sono stufo di inglese parlato...voglio l'italiano!!
    cmq bravi!

  15. #90
    Big Supporter silvia_lati's Avatar
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    Quote Originally Posted by magni-FYKA View Post
    altrimenti lo castro!
    bene bene. questo si che è parlare

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